The medium is the message (poi la smetto con i titoli in inglese, I swear)

Quante sono le persone con cui vi capita di mischiare in maniera spontanea, diciamo nell’arco di una settimana, praticamente tutti i mezzi di comunicazione possibili?

Secondo me, pochissime. 

Con la maggior parte delle persone si ha soltanto un tipo di interazione…o comunque, si sfrutta solo in minima parte la varietà di canali che si avrebbero a disposizione…e non  sempre a vantaggio di un trasferimento efficace del messaggio.

Facciamo questo, naturalmente, per definire, mantenere o rafforzare un determinato tipo di relazione. Perché il mezzo è importante almeno quanto il messaggio nel determinare il contenuto della comunicazione, e penso che ognuno di noi decodifichi come metamessaggio non solo la scelta di un mezzo a scapito di un altro, ma anche la scelta di “un mezzo” piuttosto che “tutti i mezzi”. 

E comunque, penso che tutto ciò avvenga in maniera semi-inconscia, quasi mai razionale o ragionata. Più o meno, secondo me, accade questo:

-con alcune persone desideriamo condividere tante cose: un’immagine, e allora la inviamo via mms, un episodio, e così telefoniamo per raccontarlo, un articolo o un video, e lo condividiamo immediatamente copiando il link via skype o msn. In pratica, la voglia di condivisione con una persona in particolare determina la comunicazione e il mezzo è, in un certo senso, casuale (quello più pratico in quel preciso momento).

-con tutte le altre persone, preferiamo comunicare in un determinato modo, ed è questo a definire i tempi. In pratica, quando si crea l’occasione per comunicare con quel mezzo, si passa all’azione, altrimenti il possibile messaggio rimane ‘latente’, perché non ha abbastanza forza, in sé, per arrivare a destinazione.

Il titolo è pretenzioso, lo so, era soltanto per tentare di fare audience con una citazione ad effetto. Se volete leggere un post che si adatti meglio a questo titolo, magari, andate qui.